Ci appelliamo alla gravità dei doveri parrocchiali, che impongono al sacerdote di accorrere sollecitamente al capezzale dei moribondi, i quali purtroppo non di rado restano privi degli ultimi conforti religiosi per la lontananza dell'ufficio parrocchiale della chiesa.
Ci appelliamo a quella giusta esigenza del popolo, per cui il sacerdote parroco si desidera e si cerca nella chiesa o presso la chiesa, sua vera dimora, come (passi il paragone) ogni impiegato, per le incombenze, che lo riguardano, si va a cercare nel suo ufficio.
Ci appelliamo infine ai nobili e cristiani sentimenti dell'E.V., che l'aiuteranno validamente ad armonizzare gl'interessi civili e spirituali della nostra diletta città.
E qui vorremmo ripetere le belle parole del Duce nel suo discorso a Bologna sulle interferenze dello spirito e della materia. Il Duce affermava e auspicava le vittorie dello spirito.
La Chiesa, nel suo significato totalitario, è il simbolo vivo dello spirito e delle sue perenni vittorie.
Eccellenza, quello che la parrocchia di S. Giorgio domanda non è molto e lo domanda in nome dello spirito. Quei pochi metri quadrati di spazio, costituenti i locali situati sopra la sagrestia, addossati all'abside della chiesa e compresi tra la torre campanaria e il piccolo cortile ad oriente, saranno da V.E. messi a disposizione del ministero sacro costituito da Gesù Cristo, Dio redentore, per l'assistenza religiosa e morale del popolo, che sta pure a cuore del Regime fascista.
Con questo gesto di munificenza cristiana e fascista, V.E. scriverà una pagina d'oro negli annali del suo governo. Il suo nome, Eccellenza, consacrato nel marmo alla memoria dei posteri, sarà ripetuto in benedizione da tutta la parrocchia di S. Giorgio, ai piedi di quell'altare al quale, la sua mano e il suo cuore avranno riposto accanto il sacerdote.
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