Per le necessità della chiesa, di fronte alla posizione assunta dalla Provincia, il Rettore del Convitto è costretto a defilarsi; ne rappresenta gli interessi il parroco di San Giorgio, che nel marzo 1920 segnala al Comune i danni subiti dal tetto. Nella diffida il parroco fa presente che in virtù del supposto patronato alle riparazioni della chiesa dovrebbe provvedere il Comune, che in effetti invia l'ingegnere capo Carlo Pompetti a compiere un sopralluogo e mettere in atto anche le misure legate alla tutela della pubblica incolumità; questi constata che sì, in effetti il danno alla volta esiste, anche se non è di grande entità, però è fonte di pericolo, pure se non imminente, perché la pioggia avrebbe potuto determinare la caduta del tetto. Il Comune per il momento congela la questione, dispone con ordinanza la chiusura temporanea dell'edificio e chiede all'avvocato Francesco Moruzzi un parere su questo preteso obbligo del comune di farsi carico della riparazione della chiesa.
A cinque mesi dalla diffida del parroco ancora nulla risulta essersi mosso, al punto che il Vicario Capitolare aprutino Giovanni Muzj (16) fa presente al Rettore del Convitto, chiedendogli pure il suo parere, che la Curia, per impedire che la chiesa sia ulteriormente danneggiata dalle piogge, in vista anche della imminente stagione invernale, intende procedere direttamente alla riparazione della parte di tetto incriminata (che infine sembra proprio essere crollata). Per l'iniziativa che intende prendere la Curia c'è anche la necessità di dichiarare formalmente che questa non andrebbe a pregiudicare la questione dei diritti nella causa pendente in Tribunale, che è la vera fonte delle lungaggini che si ripercuotono sulla chiesa. Il Rettore non fa problemi vista l'urgenza delle riparazioni, e chiede parere al Comune, che a sua volta gira la questione al suo avvocato. E il tempo passa... (16) Giovanni Muzj (1873-1952). Nato a Campli, venne ordinato sacerdote nel 1896 e fu nominato parroco del paese d'origine, pur collaborando intensamente negli anni con i Vescovi aprutini, dei quali fu un prezioso consigliere. Esempio di integrità, organizzatore infaticabile, appassionato studioso di storia e di arte, collaborò ai più importanti restauri dei monumenti di Teramo (tra gli altri, quelli che coinvolsero il Duomo, il Palazzo Vescovile, la chiesa di San Domenico, l'Anfiteatro romano). Fu nominato nel 1903 Cancelliere Vescovile e fu tra i fondatori del settimanale "L'Araldo Abruzzese" nel 1904. Inoltre venne designato Delegato Vescovile nel 1908 e Canonico della Cattedrale nel 1910. Nel 1915, con la morte del Vescovo Zanecchia venne nominato Vicario Generale, mentre nel 1920 fu eletto Vicario Capitolare, incarico che ricoprì in tempi successivi. Fu tra i più entusiasti ed infaticabili organizzatori del Congresso Eucaristico Nazionale svoltosi a Teramo nel 1935. Già anziano, negli anni della seconda guerra fu chiamato anche alla direzione della Biblioteca "Melchiorre Delfico" profondendo energie ed esperienza nella sistemazione dell'importante istituto teramano. Una lapide posta nella Cattedrale lo ricorda come una delle personalità più rappresentative di Teramo. (cfr. "Gente d'Abruzzo. Dizionario Biografico" a cura di Enrico Di Carlo, Andromeda Editrice, 2006. Scheda redatta da Renata Ronchi). |