Si aggiunga pure che alla morte di Micozzi nel 1944 il nuovo Vescovo Gilla Gremigni ritenendo il luogo prescelto per la costruzione della chiesa non idoneo, si fece assegnare dal Comune un'altra area in viale Bovio, all'altezza del bivio per Torricella Sicura. Non avendo però avuto questo progetto alcun seguito, il Vescovo restituì il terreno e ne ottenne un altro nel punto opposto della città dove, impiegando le risorse finanziarie previste per la "ricostruenda" chiesa di San Matteo, sorse la chiesa di San Berardo.
Sono destinati a passare oltre vent'anni dalla demolizione della chiesa prima che sia aperta al culto in piazza Garibaldi quella che non sarà più la "ricostruenda" chiesa di San Matteo, bensì un tempio dedicato al Sacro Cuore Immacolato di Maria e retto da Don Iobbi, il quale dopo tanti anni aveva idealmente ricevuto da Lorenzo Di Paolo il testimone nella prosecuzione di una battaglia che negli anni del fascismo aveva mirato alla conservazione di una storica chiesa teramana, mentre ora in piena democrazia si lavorava all'apertura della nuova chiesa, tra lungaggini burocratiche e problemi finanziari (che non mancavano): nell'aprile 1959 Don Giovanni Iobbi è costretto a rivolgersi al Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi lamentando le difficoltà degli abitanti della zona nell'adempiere ai doveri religiosi, non avendo una propria chiesa. Egli non manca di sottolineare come «ne hanno presa occasione i protestanti Pentecostali per aprire una loro chiesa, con grave pericolo della fede dei cattolici più deboli». La chiesa eretta in piazza Garibaldi venne finalmente inaugurata nel dicembre 1962. (28) Cfr. Giulio Di Nicola, "La chiesa di S. Matteo in Teramo", 1977-1981, dattiloscritto, pagg. 28-29). |