farci una croce sopra
Considerare conclusa una questione, scontata una perdita, condonata un’offesa, con l’intenzione di non pensarci più. Nei loro libri, gli antichi contabili ponevano una croce accanto all’indicazione di un credito che non speravano più di recuperare.
finire a tarallucci e vino
Di una disputa che si risolve amichevolmente, inzuppando — per così dire — i taralli (ciambelle del Mezzogiorno) in un buon bicchiere. Spesso, tuttavia, non per buona volontà e genuino spirito di riconciliazione, ma per scarsa serietà dei contendenti o grazie a bassi intrighi che li hanno soddisfatti.
fare la cresta
Truccare i conti, in specie quelli della spesa, per intascare un piccolo profitto illecito, dato dalla differenza tra la somma che si fa figurare e quella effettivamente pagata. L’espressione deriva da “fare l’agresto”, ossia un vinello agro, con i chicchi d’uva acerbi o non ben maturi, che vengono staccati dai grappoli durante la vendemmia. Nel compiere questo lavoro, c’era sempre il contadino a giornata che, insieme con i chicchi non giunti a maturazione, ne spiccava anche di buoni, per rendere meno acidulo il suo ”agresto”.
fare da contraltare
Controbilanciare l’influenza di un altro, fargli concorrenza. Come il santo che, collocato su un altare posto di fronte a un altro, può sottrarre devoti al “dirimpettaio”. Si dice anche di istituzioni create per sminuire i poteri di altre.
fare la cassandra
Predire sempre il peggio, essere tin disfattista, Cassandra, figlia di Priamo, aveva il dono della profezia, ma era stata condannata da Apollo a non essere creduta, cosa che avvenne anche quando scongiurò i Troiani a non portare entro le mura della loro città il famoso cavallo di legno.
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