I NIBELUNGHI


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     «Ci sono nella mia casa guerrieri stranieri, che nessuno conosce. Li avete voi forse veduti in paesi stranieri? Questo fatemi noto, Hagen».
     «Lo farò», disse Hagen, e andò verso la finestra, donde potè scorgere liberamente gli stranieri. Ben gli piacquero le loro armi e le loro vesti, ma non li aveva mai veduti nel paese dei Burgundi.
     Egli disse che da qualunque parte quei guerrieri fossero venuti fino al Reno, dovevano certo essere principi o messaggeri di principi.
     «Belli sono i loro cavalli, e buoni i loro abiti. Da qualunque paese vengano sono eroi di grande animo».
     Poi disse Hagen:
     «Per quanto io possa intendermene, io, in vita mia non vidi mai Siegfried, eppure sarei per credere, sia pur come si voglia, che quell'eroe che sta là così magnifico non sia altri che lui!

     «Egli reca novelle nel nostro paese. La mano di questo eroe ha abbattuto gli arditi Nibelunghi, i due ricchi figli di re, Schilbung e Nibelung, grandi prodigi ha fatto egli con la forza del suo braccio. Mentre l'eroe cavalcava, solo senza aiuti, io udii raccontare, che incontrò sopra un monte molti uomini arditi, presso al tesoro dei Nibelunghi; egli non li conosceva prima di allora. Il tesoro del re Nibelung era stato portato fuori dalle grotte della montagna.
     «Ascoltate ora il fatto meraviglioso. Mentre i Nibelunghi stavano per dividerselo, Siegfried li vide e incominciò a meravigliarsi.
     «Venne tanto vicino a loro che vide i guerrieri e i guerrieri videro lui. Uno di loro disse:
      Ecco il forte Siegfried, l'eroe del Niedarland! .


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