E anche Crimilde, per l'anima di Siegfried e per la salute di tutte le anime, aveva dato volentieri oro e gemme; raramente ci fu al mondo una moglie più fedele di lei.
Ma, dopo la riconciliazione con Gunther, e dopo che per colpa di lui perdette il grande tesoro, la sua pena si accrebbe così che desiderò andarsene dal paese.
Dama Ute intanto si era ritirata nel convento di Lorsch, e vi si nascose; ancora oggi la nobile regina giace là nella sua tomba.
Ma ella aveva detto a Crimilde:
«Cara figlia mia, non puoi rimanere qui. Vieni nella mia casa di Lorsch, e smetti di piangere».
Crimilde rispose:
«E dove lascerei mio marito?».
«Lascialo qui», rispose dama Ute.
«Mai!», rispose. Crimilde, «mai, cara madre; mio marito e io ce ne andremo sempre insieme».
E allora la dolente fece disseppellire le ossa del suo amato, e lo deposero con grandi onori a Lorsch, dove giace tuttora. Ma proprio mentre Crimilde aveva deciso di accompagnare la madre dove questa avesse voluto, accaddero altre cose che le impedirono di farlo.
VENTESIMA AVVENTURA
Come re Attila inviò i messi a Crimilde.
Era il tempo in cui morì dama Helke, e il re Attila pensò di sposare un'altra donna, e i suoi amici gli consigliarono Crimilde, la superba vedova di Siegfried.
Il ricco re però disse:
«Come combinare tal cosa? Io sono un pagano, un uomo non battezzato, e ella è cristiana».
Gli amici dissero:
«Forse lo farà per il vostro nome famoso e le vostre ricchezze. Si può sempre tentare».
Disse il nobile re:
«Chi di voi conosce il popolo e il paese sul Reno?».
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