Intanto non giungevano con il vino i coppieri,
del resto eran serviti lautamente i guerrieri,
E, se tra lor non fosse covato il tradimento,
da ogni vergogna liberi, saria stato ognun contento.
Disse il nobile Siegfricd: «Mi meraviglio assai
con tal copia di cibi che il vin non giunga mai.
Se così mal trattate i compagni di caccia
non voglio essere più vostro compagno di caccia.
«Non meritai io forse trattamento migliore?».
E il re Gunther allora disse con falso cuore:
«Di quel ch'oggi vi manca, più tardi ammenda avrete.
È la colpa di Hagen, che ci fa morir di sete».
Disse Hagen di Tronje allor, parlando ad arte:
«Credevo che la caccia fosse in tutt'altra parte.
In fondo a la foresta. Là il vin spedito fu.
Oggi ne facciam senza. Ma ciò non mi accadrà più».
Disse Siegfried l'eroe: «Davver non ven son grato.
Sette some di vino, claretto e idromelato
dovevate mandarmi qui oggi; o per lo meno
dovevate accamparci un po' più vicino al Reno».
Disse Haegn: «Signore, qui vicino nel bosco
una sorgente d'acqua freschissima conosco.
Non siate meco in collera, andiamci colà tutti».
Tal consiglio doveva portare a molti amari frutti.
La sete torturava Siegfried, l'eroe fidente.
Si levaron le mense e a cercar la sorgente
mossero tutti, a piedi del monte. Con inganno
Hagen voleva Siegfried attirar verso il suo danno.
Mentre verso il gran tiglio andavano gli eroi,
disse il perfido Hagen: «Siegfried, fu detto a noi
che nessuno vi vince alla corsa. E confesso
che assai mi piacerebbe vedere tal prova adesso».
Disse allora il guerriero senza tema e sospetto
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