I NIBELUNGHI


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     Allora Rüdiger le disse con lieto volto:
     «Nobile figlia di re, perchè vi lamentate dell'oro? Quando gli occhi del re Attila vi vedranno, vi darà un tesoro così grande, che mai non riuscirete a consumarlo».
     Ella possedeva ancora mille marchi d'oro, e li offrì in suffragio dell'anima di Siegfried. Poi la povera regina domandò
     «Quali sono i miei amici che, per amor mio, saranno nella pena, e mi accompagneranno nel paese di Attila?».
     Il margravio Eckewart le rispose subito:
     «Io vi ho sempre servito fedelmente, e continuerò a servirvi sino alla fine della mia vita. Condurrò pure meco cinquecento uomini, che saranno al vostro servizio lealmente fino alla morte».
     Gli addii con la regina Ute e le sue donne furono dolorosi.
     Crimilde conduceva con sè cento donzelle ben vestite, vi furono molte lagrime da una parte e dall'altra. Il Giovine Giselher e re Gernot con mille cavalieri vollero accompagnare sino al confine la cara sorella, e con loro andarono Gere, il veloce, e Ortwein, e Rumold, il capo delle cucine, e Volker, i quali dovevano occuparsi degli alloggiamenti.

     Intanto erano stati spediti messaggeri nel paese degli Unni a annunziare al re che Rüdiger gli conduceva in sposa la nobile regina.


     VENTUNESIMA AVVENTURA

     Come Crimilde andò al paese degli Unni.

     Giselher e Gernot accompagnarono la sorella fino al Danubio, e là si accomiatarono da lei, e non fu senza lagrime. Giselher le disse:
     «Sorella, se mai avessi bisogno di me, fammelo sapere, e io per servirti mi recherò al paese di Attila».
     Crimilde baciò sulla bocca i fratelli e proseguì il viaggio.


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