I NIBELUNGHI


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     Pure Iring arrivò salvo presso i suoi. Quando Crimilde seppe ciò che aveva fatto a Hagen, ella ringraziò molto Iring:
     «Dio ti ricompensi, valoroso cavaliere, tu mi hai consolato il cuore; vedo sangue sulla corazza di Hagen».
     Hagen disse:
     «Non ringraziatelo tanto; se egli ritenta la prova sarà ben coraggioso; quanto alla mia ferita è cosa da poco». E Iring disse:
     «Amici, datemi nuove armi, voglio vedere se non riesco a vincere questo insolente».
     Il suo scudo era spezzato. Gliene diedero uno migliore. Prese anche una lancia ben salda, e mosse contro a Hagen. Ma questi non l'aspettò e gli corse addosso fino in fondo alla scala.
     Si batterono in modo che le armi mandavano scintille. Iring fu gravemente ferito alla testa e poi Hagen gli menò un altro colpo così forte che il danese dovette fuggire presso ai suoi; ma la morte si avvicinava; gli amici lo piansero assai.

     Anche la regina gli si accostò con lamenti. Ma il guerriero moribondo disse:
     «Non piangete, nobile regina. La mia vita se ne va dalle ferite aperte».
     Il colore gli svaniva dal volto, già il guerriero portava il segno della morte. Ma i Danesi vollero vendicarlo, Irnfried e Hawart, con mille uomini, si slanciarono verso la casa e assalirono i Burgundi. Irnfried corse contro Volker menando colpi terribili, ma il suonatore lo ferì a morte. Hawart si buttò contro Hagen, e fu una lotta meravigliosa, pure Hawart dovette morire per mano del cavaliere burgundo.
     Quando i Turingi e i Danesi videro morti i loro signori, si slanciarono tutti contro la porta della sala, e Volker disse:


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