Dovreste rallegrarvi piuttosto. A voi sommesso
è il paese con molti eroi, e lo sono io stesso».
Ella disse: «Piangere dovreste voi, signore;
per amor di Crimilde contristato è il mio cuore,
là presso il suo vassallo a mensa star la veggio
e del suo avvilimento ancora piangere deggio».
Re Gunther le rispose: «Non parliamo di questo,
di questa storia un giorno vi dirò tutto il resto,
e saprete perchè ella è a Segfried unita.
Possa essere felice con lui per tutta la vita!».
«La sua casta bellezza mi fa pena per lei;
tanto che se potessi io di qua fuggirei».
Ella disse: «E lo giuro, non sarò vostra moglie
s'io non so la ragione per cui a sposo ella lo toglie».
Disse Gunther allora: «Bene, ve lo confesso
Siegfried possiede terre, castelli, è re egli stesso.
Vi dico in verità egli è ricco e possente,
perciò la mia sorella gli promisi facilmente».
Ma ella rimase immersa nei suoi tristi pensieri.
Già le mense lasciavano frattanto i cavalieri.
Tosto ricominciarono giostre, assalti, tornei.
Ma al re tardava d'essere alfine solo con lei.
Ma l'orgogliosa Brunilde non amava colui che ella credeva essere il suo vincitore, e la stessa notte delle nozze ella, abusando della propria forza, legò il marito con una magica cintura che possedeva, e lo attaccò a un piuolo, lasciandolo là fino al mattino.
Gunther narrò a Siegfried la sua triste avventura. E allora Siegfried, la notte seguente, fingendosi di essere il marito, lottò con Brunilde, la vinse, e le tolse la cintura e un anello, che imprudentemente donò alla propria sposa, Crimilde.
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