Le richieste del parroco non mancano: in occasione della prevista visita in città del duce (mai ricevuta), la Provincia viene sollecitata a ripulire la facciata della chiesa, che in fin dei conti si trova proprio di fronte alle finestre del Palazzo del Governo dove sarebbe stato ospitato Mussolini. La Provincia prima nega la sua disponibilità, ma poi ritiene necessario provvedere alla sistemazione: vengono restaurate cornici e fasce, vengono verniciati gli infissi ed i canali, viene tinteggiata la faccia ed accomodata la porta. Il conto dei lavori eseguiti dall'impresa di Beniamino Melasecchi, che ammontano a lire 853, viene però girato al comune affinché provveda al pagamento.
Febbraio 1938. Ennesimo crollo del tetto: questa volta si tratta di riparare il danno causato dalla caduta del sostegno delle due campanelle dell'orologio. Oltre a segnalare il danno il comitato per i restauri fa presente a luglio che l'ingegner Pieranunzi ha stilato un nuovo e ben più oneroso preventivo nella spesa di lire 43.000, necessarie per i restauri interni ed esterni: sarebbe la sistemazione definitiva, in grande stile, che si attende da tempo per la chiesa. Questa volta il comitato si rivolge al Comune non per chiedere la sovvenzione per i lavori interni (per i quali i parrocchiani hanno già raccolto circa la metà del denaro occorrente), bensì solo per quelli esterni, la cui spesa ammonterebbe a lire 5.300. Il comune si impegna per sole 450 lire, ma questo denaro non verrà mai erogato: i contributi per la chiesa nella realtà dei fatti sono da considerarsi finiti per sempre, nonostante le condizioni dell'edificio reclamerebbero interventi molto urgenti. I tempi per la chiesa di San Matteo stanno per cambiare, e si ricomincia a parlare di demolizione.
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