Per la chiesa di San Matteo è la fine, quindi? Non proprio, perché nei momenti decisivi il Vescovo si discosterà nettamente da questa posizione, e si vedrà in quali modalità. Ad aumentare l'incertezza circa le vedute sulla chiesa, nei primissimi giorni del 1939 il Podestà prima comunica a Don Lorenzo Di Paolo che la Prefettura ha approvato la delibera dei lavori che furono richiesti (le cui spese dovrebbero essere anticipate dal comitato per i restauri e sarebbero in seguito restituite secondo le modalità stabilite), ma poi a febbraio richiede al Vescovo Micozzi la formale autorizzazione ad abbattere la chiesa. La posizione dal Comune appare quindi ambigua, ed inoltre c'è da chiedersi se Don Lorenzo conosca personalmente la decisione ufficiale assunta dal Vescovo alla fine dell'anno appena trascorso, cioè di acconsentire alla demolizione.
Al di là delle circostanze che riguardano le sorti della chiesa e che emergono dalla lettura documentale, si trascina una polemica più o meno sotterranea riguardo le sorti del tempio. Esistono i detrattori della chiesa che guardano maggiormente al pubblico interesse, come ci sono i paladini, i fedeli, che si preoccupano invece delle esigenze spirituali; si esprimono opinioni, si intessono discussioni, si lanciano accuse, alle quali non sfugge neppure lo stesso parroco. Riguardo alle pressanti richieste da egli avanzate per ottenere i locali attigui alla chiesa, Don Lorenzo è costretto ad intervenire pubblicamente «per la verità e la giustizia», puntualizzando che nella sistemazione della nuova parrocchia «nessuno può lontanamente sospettare che si tratti di favorire gl'interessi privati di un cittadino prete. Invece, come tutti sanno (e lo sanno anche i turchi e i pagani di tutto il mondo), si tratta di applicare le leggi millenarie e universali del popolo Cattolico e la legge dello Stato Fascista». Egli ricorda come il diritto canonico impone al parroco «l'obbligo di risiedere in parrocchia nella casa parrocchiale presso la sua chiesa». Don Lorenzo deve rispondere ad un "articolista", sottolineando che tornare sull'argomento della sistemazione della chiesa non è «cosa oziosa, superflua e certo poco riguardosa verso le Autorità e verso le stesse Gerarchie della Chiesa». |