A spazzare ogni dubbio sulle sorti della chiesa giunge il 21 marzo 1939 la deliberazione ufficiale del Podestà Montani di abbattere la chiesa e ricostruirla in un altro luogo. La demolizione questa volta è legata all'iniziativa dell'I.N.F.I.L.(22) che stabilisce di costruire a Teramo la propria sede; l'abbattimento è richiesto affinché si possano avere i quattro lati liberi. Nella delibera risulta chiaramente l'autorizzazione del Vescovo «sotto determinate condizioni, che sono state concordate», e viene specificato che l'inizio della costruzione, per un «progetto che non dovrà superare la spesa di lire 200.000, oltre l'area», avverrebbe entro un anno dall'avvenuto abbattimento, in piazza Garibaldi, «possibilmente sull'area comunale delimitata dal Viale Bovio, dalla Piazza, dalla strada per Torricella e da quella dinanzi il villino Triozzi».
Tutti d'accordo, quindi? Non proprio, se Don Lorenzo Di Paolo, che sembra voler ignorare o non conoscere quanto è stato deciso anche dai suoi superiori, per le note esigenze di ristrutturazione della chiesa torna nuovamente a rivolgere le sue suppliche al Prefetto; il comitato per i restauri ha raccolto la ragguardevole cifra di lire 30.000, a fronte dell'ultimo preventivo dei lavori dell'ingegner Nicola Pieranunzi che prevede una spesa di lire 54.300 (a tanto questa è lievitata, rispetto al primo preventivo di lire 23.314 preparato nel 1935 da Gino Mazzoncini!). Don Lorenzo scrive ripetutamente al nuovo Prefetto Andrea Tincani: a maggio, a luglio, a novembre, ripetendo le solite argomentazioni e facendo pure intendere che su di sé gravano le responsabilità per le pressioni che riceve dai fedeli che hanno offerto il proprio denaro per il desiderato grande restauro: «Non passa giorno senza sentirmi dire: Noi abbiamo dato volentieri il denaro per i restauri della chiesa. E' necessario eseguire il restauro: altrimenti restituiteci il denaro». (22) Istituto Nazionale Fascista Infortuni sul Lavoro. |