Anche la Provincia indica gli accorgimenti per assicurare la struttura della chiesa: «Per garantire la stabilità della volta, si propone la sopraelevazione dei quattro muri normali alla facciata del fianco, con muratura a mattoni in malta di cemento a 450. Con questo robusto rinfianco si elimina ogni eventualità di deformazione della volta. La falda del tetto a copertura della navata laterale interessata dai lavori di isolamento, attualmente con inclinazione verso la Chiesa, viene smontata, abbassata ed appoggiata su i muri da sopraelevare e su quelli che verranno parzialmente demoliti fino a raggiungere la quota necessaria». Inoltre «dalle esplorazioni compiute alle fondazioni dei muri interessati è risultato che questi sono ben costruiti e raggiungono il banco breccioso». Spesa prevista lire 15.000. La chiusura viene disposta dal 28 aprile 1940.
Tutto bene, si direbbe, ma in realtà questo è l'inizio della lunga agonia della chiesa di San Matteo, dato che l'Amministrazione Provinciale, con repentino mutamento di rotta l'11 luglio delibera «con compiacimento» la demolizione. Perché la decisione è stata cambiata? All'atto pratico la demolizione dell'ex-convitto ha evidenziato una realtà diversa riguardo la staticità della chiesa? Nulla si riferisce a riguardo nell'atto di delibera. Si parla degli accordi intercorsi tra il Vescovo e il Podestà, ma non si comprende se tali accordi siano quelli che si raggiunsero nel dicembre 1938 o se sono scaturiti dalla nuova situazione; viene comunque rammentato l'impegno a ricostruire, e l'Amministrazione Provinciale concorre con un contributo di lire 100.000, da corrispondersi al Comune per l'acquisizione dell'area che viene a liberarsi con la demolizione (ed a suo tempo si vedrà con quali argomenti la Provincia cercherà di sottrarsi agli impegni assunti!). Per il momento la Provincia stessa va a deliberare d'urgenza un contributo di lire 10.000 da corrispondere al Comune per l'abbattimento. |