Federico Adamoli
LA CHIESA PERDUTA
(La vicenda della Chiesa di S. Matteo di Teramo)


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     Quando il 25 ottobre 1940 il Podestà delibera l'immediata demolizione della chiesa, affidandone i lavori alla ditta Beniamino Melasecchi (contestualmente delibera il contributo per la ricostruzione e l'assegnazione di un'area adeguata), emergono i reali motivi che avrebbero fatto propendere per la soppressione: nonostante gli accorgimenti tecnici adottati dalla Provincia nel corso dei lavori di demolizione dell'ex-convitto (il rafforzamento del muro laterale liberato dalle demolizioni), accorgimenti dal carattere precario e legati all'esigenza della demolizione, non è stato possibile garantire la staticità dell'edificio, che in pratica una volta isolato dal resto del fabbricato non sarebbe più in grado di sostenere se stesso in assoluta sicurezza; inoltre il tetto è notevolmente deteriorato e le infiltrazioni potrebbero aggravare ulteriormente la stabilità; «infine non si rendono possibili opere definitive di consolidamento e, comunque, queste sarebbero molto costose ed inadeguate al valore ed importanza dell'edificio». In quest'ultimo assunto, affermandosi che le opere di consolidamento sarebbero troppo costose, si finisce con l'ammettere invece che questa carenza di staticità non è insuperabile: in fin dei conti viene presa una decisione di merito, perché sarebbe solo una questione di un esborso troppo elevato per una chiesa ritenuta di scarso valore. In considerazione delle argomentazioni del Comune «non si ravvisa altra soluzione possibile all'infuori della totale demolizione della Chiesa». Questa è la motivazione definitive che decreta la sorte della chiesa di San Matteo. L'edificio ha i giorni contati e la polemica è destinata ad accendersi ulteriormente.


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