I NIBELUNGHI


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     L'amore di Crimilde, la vendetta di Crimilde formano il grande tema dell'epopea, dal quale si sviluppa tutto il tragico e tutto l'eroico. Di fronte a Crimilde, che ricorda solo il vile assassinio dell'uomo amato e che per desiderio di vendetta accetta le nozze di uno straniero e piomba nella rovina e nella morte i suoi fratelli e tutto il suo popolo, sta Hagen, attaccato con tutte le fibre del suo io al suo regno e ai suoi sovrani. Perchè Siegfried minacciò la gloria e la potenza dei Burgundi, e perchè i suoi tesori aumenteranno la ricchezza dei Burgundi, egli dovrà cadere; tale è la convinzione di Hagen. E se i principi avessero ascoltato il consiglio di Hagen, mai Crimilde sarebbe divenuta la moglie di Attila; e mai i Burgundi sarebbero andati nel regno degli Unni. Ma questo è appunto il tragico nel destino di Hagen. Per restare fedele al suo re, per difenderne la grandezza e i tesori, egli diviene sleale e traditore verso Siegfried, e la sua slealtà provoca non solo la sua rovina, ma pur quella dei suoi principi e del regno.

     Hagen, pur nella sua ferocia, è assai più grandioso del debole e esitante Gunther e dei suoi fratelli, e è in tutto il contrapposto di Siegfried. Hagen è cupo e serio, tutto preso dalla sua idea fissa; Siegfried è splendido, ridente, bonario, giovane, anzi fanciullesco. Egli rivela imprudentemente a Crimilde il segreto che farà di Brunilde la sua acerrima nemica, egli stesso correrà incontro alla morte con l'incuranza radiosa di chi è sicuro della propria forza e ne gode.


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