La figura di Brunilde è invece complessa e enigmatica. Dapprincipio appare come un essere di un mondo diverso: eccezionalmente forte, selvaggia, straniera, grande, taciturna; ma, quando Siegfried le rapisce la sua cintura di forza, essa diviene una debole donna, che piange e si lamenta.
Nella seconda parte del poema Gunther acquista anche egli un nuovo splendore eroico. Gunther, Attila, Teoderico di Verona appaiono principi formidabili.
La varietà e il chiaroscuro delle scene, ora cupe, ora languide e dolci, ora tragiche, non sono tra i minori pregi di questo singolare poema. Mai Siegfried non è più spensierato nella purezza, nella follia della sua amabile, irresistibile giovinezza, che durante la caccia, quando Hagen e Gunther lo uccideranno a tradimento. Prima che i Burgundi intraprendano il loro viaggio verso la morte, nella casa di Rüdiger gustano la più nobile e dolce ospitalità, e il giovane Giselher si promette alla gentile Gotelinde, figlia del margravio. E questo Giselher nella sua fresca adolescenza sta chiaro e innocente in mezzo ai cupi Burgundi, già consci della loro sorte. Ma perchè non dimentichiamo, anche fra un sorriso e un compiacimento, che il poeta ci riserba la rovina di possenti eroi e di stirpi, egli non manca mai di evocare tristi presentimenti e sogni e predizioni, che svolazzano come malauguranti uccelli sul superbo cammino degli eroi votati alla morte.
Ma quali i fondamenti storici di questa vasta epopea? Conosciamo avvenimenti di tale importanza che si fissarono certo indelebili nella memoria del popolo, e ne ritroviamo la traccia nella Canzone dei Nibelunghi.
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