I NIBELUNGHI


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     La sera scende sopra l'orribile lotta. Il sangue scorre a ruscelli nel cortile. I Burgundi, chiusi nella sala, sanno che morranno di morte spaventosa; Crimilde offre la salvezza a tutti, purchè le venga consegnato Hagen. Ma Giselher, il suo più giovane fratello, le risponde: «Noi morremo con Hagen!». Il furore di Crimilde non ha più limiti, ella fa appiccare il fuoco alla sala. L'impalcatura del soffitto piomba in tizzoni accesi sopra gli eroi, il fuoco, il fumo li soffoca, la sete li divora. Per placarla, Hagen consiglia di bere il sangue che scorre a torrenti. L'orrendo consiglio è accettato. Trascorre la notte tremenda, e allo spuntare dell'alba la mischia ricomincia. Hagen, vinto da Teoderico, è consegnato prigioniero a Crimilde, che lo uccide con la spada medesima di Siegfried. Ma Ildebrando, indignato di tanta ferocia, si slancia contro di lei e le taglia la testa.

     Tutti gli eroi Burgundi sono morti, e la canzone finisce con la melanconica considerazione che da ogni gioia nasce il dolore.
     Così questo singolare poema è tutto intessuto, come scrive Arturo Farinelli, di «lotte orrende, massacri, individualità che si affermano violentissime; l'umana belva che si scatena, la natura libera, selvaggia, nuda, cruda sdegnosa di civiltà, il primitivo, l'ingenuo, il barbaro. Il sole si occulta, si oscura il cielo, fugge la gioia; solo compenso all'amore il dolore».

     LUIGI DI SAN GIUSTO
     LA CANZONE DEI NIBELUNGHI


     PARTE PRIMA

     SIEGFRIED


     PRIMA AVVENTURA

     Il sogno di Crimilde.

     «Vecchie leggende narrano fatti meravigliosi


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