I NIBELUNGHI


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     E il viaggio fatale si compie. Ma giungono a un punto, dove il Danubio ha allagato la pianura, e non c'è mezzo per passare oltre. Allora Hagen va su e giù lungo la riva, cercando la via, e ecco che ode nella foresta versare dell'acqua, con grande scroscio, dall'alto. Sono gli spiriti delle acque profonde, due ondine, che si bagnano, e Hagen, che sa come queste donne conoscano l'avvenire, le costringe a parlare:
     «Hagen, io ti voglio avvertire, ritornate indietro, finchè siete in tempo; nessuno del vostro grande esercito ritornerà, a eccezione del cappellano del re».
     Lo stesso Hagen effettua il passaggio di tutto l'esercito, e vede per ultimo il cappellano del re, e, prima che questi possa montare sulla nave, lo lancia nei flutti. Ma il povero prete si volge verso la riva, e si mette in salvo. Quindi le schiere degli eroi vanno verso il paese degli Unni incontro all'irrevocabile destino.

     «Sono i miei congiunti», esclama Crimilde, «e ora chi mi vuol bene si sovvenga del mio dolore».
     Gli Unni si addensano in fitte schiere, desiderosi di vedere uno solo, il feroce Hagen, che uccise Siegfried, il più forte degli eroi. Si avanza a cavallo, il cupo terribile eroe, dall'alta statura, guardando con occhio pieno di collera la folla dei guerrieri, saldo come ferro nel petto e nel dorso, i capelli misti di grigio, l'espressione e i lineamenti del volto spaventosi. L'alta nobiltà e i re sono ospiti nel palazzo di Attila. E sarà durante il grande banchetto che Attila ha offerto ai suoi ospiti che incomincierà tra Unni e Burgundi la terribile strage eccitata da Crimilde. Tutti gli Unni sono sterminati, e i Burgundi ne lanciano i cadaveri giù dalla scala, dinanzi alla porta.


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