Vi era Hagen di Tronje e suo fratello Dankwart, il rapido; il signore Ortwein di Metz; i due margravi Gere e Eckewart; Volker di Alzei esperto in tutte le arti; Rumold il capocuoco, uno scelto guerriero; Sindold e Hunold; questi signori dovevano occuparsi della corte e degli onori dovuti ai re. Avevano pure molti altri cavalieri, che non posso numerare tutti.
Dankwart era maresciallo e suo nipote il signore Ortwein di Metz era siniscalco del re. Sindold era coppiere, un amabile cavaliere, e Hunold cameriere: essi si occupavano delle grandi cerimonie.
Nessuno davvero potrebbe dare notizia piena dello splendore della corte, della sua potenza, della sua alta dignità, della cavalleria esercitata dai signori per tutta la loro vita con gioia. E ecco ciò che Crimilde sognò nel suo tempo più bello:
Allevava un falcone selvaggio, bello e forte, due aquile lo sbranarono davanti ai suoi occhi; nessun dolore più grande avrebbe potuto soffrire sulla terra.
Ella narrò il suo sogno alla madre, questa non potè spiegarglielo che così:
«Il falcone che allevavi significa un nobile sposo, ma Dio lo guardi, altrimenti lo perderai presto».
«Che mi parli di sposo, diletta madre mia?
Io sempre senza amore trarrò la vita mia,
voglio restare bella così sino alla morte;
nè mai per amor d'uomo soffrir pena o affanno forte».
«Non dirlo troppo presto», la madre allor le dice,
«sol l'amore d'uno sposo potrà farti felice,
tu diventi assai bella; faccia il Signor che presto
ti unisca a un cavaliere degno, d'animo prode e onesto».
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