I NIBELUNGHI


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     Allora l'umore altero del signore Siegfried si addolcì un poco.
     Fu preso cura degli equipaggi e si cercarono i migliori alloggiamenti che fu possibile trovare per i paggi di Siegfried, che furono bene accomodati. E d'allora in poi lo straniero fu veduto volentieri dai Burgundi.
     Gli si fecero grandi onori, durante parecchi giorni, mille volte più di quello che potrei dire; la sua forza glielo faceva meritare, credetelo, per vero, certo era raro che chi lo vedeva non gli fosse propizio.
     Quando si davano ai giochi il re e i suoi vassalli, egli era sempre il migliore, nessuno poteva uguagliarlo, tanto era grande la sua forza, sia che lanciassero la pietra, sia che tirassero l'asta.
     Secondo il costume della corte, anche le donne assistevano a questi giochi, e esse vedevano con piacere l'eroe del Niederland. Egli aveva rivolto il suo cuore verso un altro autore.

     Le belle donne alla corte volevano sapere notizie.
     «Di qual paese straniero è questo fiero cavaliere? La sua statura è tanto bella, la sua armatura è così ricca!».
     Molti risposero loro:
     «È il re del Niederland».
     A qualunque esercizio volessero accingersi, egli era sempre pronto. Egli portava nel cuore una amabile fanciulla, che non aveva ancora veduto, ma anch'ella lo portava nel cuore, e segretamente fra sè gli rivolgeva parole assai dolci e lusinghiere.
     Quando i giovani cavalieri e scudieri giostravano alla corte, Crimilde, l'augusta figlia di re, li guardava spesso dalla finestra, e allora ella non desiderava altri spassi. Se avesse Siegfried saputo che quella che egli aveva nel cuore lo vedeva, certo la sua gioia sarebbe stata grande; se i suoi occhi avessero potuto vederla, io credo davvero che nessun'altra grazia al mondo avrebbe desiderato.


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