Si videro tutte uscire dal loro appartamento. E i cavalieri si spinsero e si affollarono, aspettando di vedere la nobile fanciulla.
E la vezzosa venne come l'aurora esce dalle torbide nuvole. Allora colui che la portava in cuore fu libero da grande affanno, perchè egli vedeva per la prima volta dinanzi a sè la fanciulla bellissima. Sulla sua veste splendevano gemme, il suo roseo volto aveva il fascino dell'amore. Qualunque cosa uno potesse imaginare, mai non si era veduto al mondo una fanciulla più bella.
Come la chiara luna vince tutte le stelle, quando la sua splendida luce esce dalle nuvole, così ella vinceva in bellezza tutte le altre donne. Più d'un eroe sentì il proprio animo innalzarsi alla sua presenza.
I ricchi camerlenghi la precedevano, i cavalieri più valenti si accalcavano sul suo passaggio, per vedere la leggiadrissima donzella. All'eroe Siegfried, insieme con l'amore ritornava la pena.
Egli pensò tra sè:
«Come mi è venuto in mente di amarla? Questa è una illusione fanciullesca. Ma se io dovessi allontanarmi da te preferirei la morte».
E a seconda dei suoi pensieri si faceva ora pallido, ora rosso.
E si vedeva il figliuolo di Sieglinde star lì, assorto nel suo amore, come una figura dipinta sulla pergamena dalle mani di un buon maestro. Tutti confessavano volentieri che mai si era veduto un eroe così bello. Quelli che accompagnavano Crimilde invitarono i cavalieri a cedere il passo, e questi obbedirono. La vista delle donne rallegrò il cuore di quei valorosi che le vedevano avanzare in splendidi abbigliamenti.
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