I NIBELUNGHI


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     Il re Gernot di Burgundia disse:
     «Gunther, caro fratello, onorate dinanzi a tutti questi eroi colui che vi ha così generosamente offerto i suoi servigi, ascoltate il mio consiglio. Chiamate Siegfried, perchè si avvicini a Crimilde, perchè la fanciulla lo saluti, ciò ne porterà vantaggio. Ella, che non ha mai salutato un eroe, renda omaggio a Siegfried, perchè quella nobile spada sia guadagnata a noi».
     Gli amici del re andarono dall'eroe e così parlarono al guerriero del Niederland:
     «Il re permette che vi avviciniate alla sua corte, perchè la sorella di lui vi saluti, tale onore vi spetta!».
     Il cavaliere ne sentì grande gioia. Nel suo cuore era una allegrezza senza affanno, perchè doveva vedere da vicino la bella figlia di Ute.
     Ella accolse, il bel Siegfried con modestia graziosa.

     Quando ella vide il magnanimo dinanzi a lei, una fiamma imporporò le sue guancie, allora la bellissima disse:
     «Benvenuto, signore Siegfried, nobile e buon cavaliere».
     L'animo del guerriero si sollevò. Egli s'inchinò gentilmente, porgendole grazie. L'amore reciproco li spingeva uno verso l'altro. L'eroe e la fanciulla si guardavano con occhi d'amore, di soppiatto.
     Non so se la bianca mano fu allora amorosamente accarezzata con tenera stretta. Ma non posso credere che non l'abbiano fatto. Avrebbero avuto ben torto i loro cuori anelanti d'amore.
     Nè nei bei giorni d'estate, nè in quelli dolci di maggio, mai egli portò nell'anima sua tanta fervida gioia come allora, quando toccò la mano della fanciulla che pensava d'amare.


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