I NIBELUNGHI


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     perchè nulla lo affligga in terra di Brunilde».
     Siegfried lo giurò solennemente: «Crimilde»,

     disse il nobile eroe, «fin ch'io vivo, signora,
     sopra il fratello vostro veglierò ad ogni ora.
     Lo ricondurrò salvo sulle rive del Reno,
     per la mia vita, io giuro!». Crimilde ne fu lieta appieno.

     Furono portati sulla riva gli scudi d'oro, e tutte le loro armi e l'occorrente furono caricati sulla nave. Si fecero condurre i loro cavalli, e gli eroi erano per partire. Quante lacrime furono allora versate dalle belle donne!
     Più di una amorosa fanciulla si pose allora alla finestra. Un forte vento gonfiò la vela della nave. I superbi guerrieri erano portati sull'acqua del Reno. E il re Gunther domandò:
     «Chi sarà il nocchiero?».
     «Io», rispose Siegfried, «io posso guidarvi fin laggiù sui flutti. Lo sapete, buoni eroi, io conosco le vie del mare».

     E così lasciarono allegramente il paese dei Burgundi.
     Siegfried afferrò subito il remo e spinse fortemente contro la riva, staccandone la nave. Anche Gunther, l'ardito, prese un remo, e così si allontanarono dalla terra quei rapidi eroi, degni di lode.
     Essi recavano con sè cibi abbondanti e ottimo vino, del migliore che si poteva trovare sul Reno. I loro cavalli riposavano tranquilli comodamente, la nave andava placida, nessun pericolo li minacciava. L'aria stendeva con forza i cordami delle loro vele, prima che la notte scendesse erano andati innanzi venti miglia. Un vento favorevole li spingeva sul mare. Le donne a casa si risentivano ancora della loro fatica.


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