Così passarono dieci anni in grandi onori. La bella regina gli donò un bambino, che riempì di gioia il re e colmò ogni suo desiderio.
Fu fatto battezzare e gli diedero il nome di Gunther, suo zio. Non aveva a vergognarsene. Se riusciva come i suoi amici doveva diventare un valoroso. Fu educato con cura e fecero bene.
In quei tempi morì dama Sieglinde. Allora la figlia della nobile Ute prese tutto il comando, come nel paese facevano le signore così ricche. La morte della regina fu molto pianta.
E, come udimmo dire, anche il ricco Gunther ebbe un figliuolo, della bella Brunilde, nel paese del Reno. Per amore dell'eroe fu chiamato Siegfried.
Con quale cura fu allevato! Gunther gli fece insegnare dal maestro di corte tutto ciò che un giorno, divenuto uomo, gli fosse abbisognato. Ahimè! la sventura dei suoi parenti gli fece perdere tutto.
Molti racconti correvano sulla maniera con cui a ogni ora passavano la vita i guerrieri nel paese di Siegmund. E anche re Gunther viveva in questo modo coi suoi amici.
Il paese dei Nibelunghi era soggetto a Siegfried (nessuno dei suoi alleati non possedette mai tanti tesori) e così pure i guerrieri di Schilbunghen e i possedimenti degli uni e degli altri. E il valoroso ne andava assai superbo.
Il prode uomo possedeva il più sicuro asilo che mai un eroe avesse avuto, e che la mano aveva guadagnato in combattimento dinanzi a una montagna. Aveva ucciso allora parecchi bendisposti guerrieri.
Era carico di onori, e, se anche ne avesse posseduti meno, bisogna confessare che egli era il miglior cavaliere che fosse mai stato sopra un cavallo. Si temeva la sua forza e con tutte le ragioni.
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