«Sì», disse il re, «spedirò loro trenta dei miei vassalli». E così fece. Diede ai messaggeri l'incarico di invitare Siegfried, e la regina Brunilde donò loro ricche vesti.
Il re disse:
«Cavalieri, non tacerete nulla di quello che vi dico, a Siegfried, il forte, e alla sorella mia, nessuno sulla terra li ama più di me.
«E pregateli che vengano entrambi sul Reno, e Brunilde ne sarà loro molto grata. Prima del solstizio egli troverà qui, insieme ai suoi uomini, molti dei miei che gli faranno onore.
«Porgete anche a re Siegmund i miei omaggi, e ditegli che io e i miei amici siamo ai suoi servigi. E pregate la sorella mia di non mancare di venire a visitare i suoi amici, e troverà qui feste degne di lei».
Brunilde, Ute e tutte le donne mandarono i loro saluti a Siegfried, alle amabili dame e a qualche prode cavaliere. Secondo il desiderio del re i messi partirono presto.
Erano pronti per il viaggio. Avevano i cavalli e le vesti e si affrettarono verso la loro meta. Il re li fece accompagnare da una scorta.
Dopo tre giorni di cavalcata giunsero alla fortezza dei Nibelunghi, dove erano stati inviati. Trovarono l'eroe nella marca di Norvegia; i cavalli e i cavalieri erano stanchi della lunga via.
A Siegfried e a Crimilde fu subito annunziato che erano giunti dei cavalieri, che portavano vesti secondo il costume dei Burgundi. Crimilde balzò dal letto dove stava riposando. Mandò una donzella alla finestra. Questa vide il prode Gere e i suoi compagni che erano stati inviati con lui. Oh, come la regina fu consolata della sua pena a questa notizia!
|