I NIBELUNGHI


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     Prima ancora che fosse chiaro giorno cavalieri e servi si affollarono dinanzi alla sala; si udirono i tocchi di una prima messa, che veniva cantata per il re. Egli ringraziò i cavalieri di essere venuti.
     Trombe risuonarono, flauti e tamburi, così fortemente che l'eco giunse sino a Worms. Dappertutto i guerrieri saltavano a cavallo.
     Si preparava intanto un grande torneo, al quale accorsero bravi cavalieri; il cuore dei giovani era pieno di gioia.
     Alle finestre donne magnifiche e belle fanciulle apparivano tutte ornate, a osservare come si divertivano i guerrieri. Anche il re e suoi amici vennero a cavallo e così passarono il tempo, e non fu lungo. Il suono delle campane chiamava al duomo. Anche alle regine furono condotti i cavalli, e esse si mossero, seguite da molti prodi guerrieri.

     Dinanzi al duomo smontarono sull'erba. Brunilde non aveva ancora alcun odio contro gli ospiti. Entrarono insieme nell'ampia cattedrale; ma questo affetto doveva presto cessare per colpa della feroce gelosia.
     Quando la messa fu cantata, uscirono insieme, tra molti ossequiosi saluti. Lietamente si recarono alle mense del re. La loro gioia fu sincera durante questi divertimenti, fino all'undicesimo giorno.
     La regina pensò:
     «Non voglio sopportarlo più a lungo. Troverò la maniera di far dire a Crimilde perchè suo marito per tanto tempo non ci ha mandato il tributo. Egli è pur nostro vassallo. Non sono capace di trovarne la ragione».
     Così aspettò il momento, finchè il diavolo non la consigliò a cangiare le feste e la gioia con la pena. Doveva mettere alla luce quello che aveva nel cuore; e così per sua colpa in molti paesi si udranno urli di dolore.


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