I NIBELUNGHI


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     «S'esser non vuoi vassalla», disse Brunilde allora,
     «ti staccherai da noi col tuo seguito ancora,
     quando ci recheremo al duomo in compagnia».
     Disse Crimilde: «Penso di farlo sì, in fede mia.

     «Vestitevi, donzelle. Oggi dobbiam mostrare
     che la mia dignità so intendere e guardare.
     Indossate la veste più ricca e più sfarzosa,
     perchè costei ritiri ciò che affermare pur osa».

     Comando non potea certo esser più gradito.
     Si vider prontamente aderire all'invito
     le donne, e tutte adorne, insieme a la regina
     lo splendido corteo al duomo già s'incammina.

     Sul Reno avea condotto quarantatre donzelle,
     e avevano tutte indosso sete d'Arabia, belle.
     Così giunsero al duomo, e lì presso le genti
     di Siegfried già le dame attendevano pazienti.

     Si stupirono tutti di non veder passare

     le due regine insieme, come soleano fare,
     e ciascuno pensava qual fosse la ragione.
     Per molti di essi un giorno ne seguirà perdizione.

     Già la moglie di Gunther stava davanti alla porta del tempio. Molti cavalieri consideravano con piacere le belle dame che vi erano, quando arrivò Crimilde con la sua splendida schiera.
     Tutti i più bei vestiti che siano mai stati portati da figlie di cavalieri erano un nulla a confronto al lusso sfoggiato da quel corteo. Essa stessa era così riccamente vestita che tante regine non avrebbero portato indosso più splendidi ornamenti di lei.
     Era per fare dispetto a Brunilde, altrimenti non lo avrebbe fatto.
     E eccole insieme dinanzi alla porta del duomo. La moglie del re, piena di invidia e furore, comandò a Crimilde, con tono sgarbato, di fermarsi:


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