La mattina del giorno dopo Siegfried, con mille uomini, uscì lietamente a cavallo. Egli credeva di andare a vendicare i torti ricevuti dai suoi amici. Hagen gli cavalcava tanto vicino da poter osservare la sua veste.
Quando scorse il segno, egli mandò segretamente due suoi vassalli a portare altre notizie: che il regno di Gunther doveva rimanere in pace; e finsero di essere inviati da Lüdeger.
Come spiacente fu Siegfried di abbandonare la guerra senza aver vendicato i torti dei suoi amici! A stento lo trattennero i vassalli di Gunther. Allora egli si recò dal re, che cominciò a ringraziarlo:
«Dio vi ricompensi, signore Siegfried, per il vostro buon volere, di fare prontamente quanto mi pareva necessario.
«Io ve ne premierò come di dovere. Di voi mi fido fra tutti i miei amici.
«Poichè non abbiamo più da andare alla guerra, andiamo a cacciare orsi e cinghiali nella foresta, come ho fatto spesso».
L'infedele Hagen aveva consigliato questo.
«Lo farò sapere a tutti i miei ospiti. Partiremo presto; quelli che vorranno cacciare con me si preparino; quelli che vogliono rimanere qui si divertano con le dame».
Siegfried disse signorilmente:
«Se volete andare a caccia vi accompagnerò volentieri; prestatemi un cacciatore e qualche bracco, e verrò con voi a cavallo nella foresta».
«Ne volete uno solo?», domandò Gunther, «se ne volete quattro, che conoscano bene la foresta, i sentieri, e sappiano dove è la selvaggina, ve li presterò, perchè voi, non pratico della strada, non abbiate a ritornare a mani vuote».
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