I NIBELUNGHI


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     Nessun fanciullo, anche piccolo, solo che avesse l'età della ragione, non mancò di recarsi alle offerte, prima che Siegfried fosse seppellito. Furono cantate in quel giorno almeno cento messe. Gli amici di Siegfried vi andavano in folla.
     Quando furono cantate la folla si disperse. Allora parlò di nuovo Crimilde:
     «Non mi lascerete sola stanotte vegliare il corpo dell'eletto eroe. Con lui in questo feretro è chiusa ogni mia gioia. Tre giorni e tre notti voglio vegliarlo, per saziarmi della presenza del mio caro marito. Forse Dio ordinerà che la morte prenda anche me. Così sarebbe finito il dolore della sventurata Crimilde».
     La gente della città tornò alle sue case. Ma ella pregò i preti e i monaci di rimanere, e anche tutto il suo seguito, che lo vegliarono volentieri. Essi ebbero tristi notti e giorni penosi.

     Più d'uno rimase senza cibo e bevanda; ma a quelli che ne desideravano ne era dato in gran copia; vi aveva provveduto re Siegmund. I Nibelunghi ebbero allora a provare grandi pene e fatiche.
     In quei tre giorni udimmo raccontare che Crimilde voleva continuamente far cantare messe. E quante offerte si fecero! Più d'uno, che prima era povero, si arricchì allora.
     Ai poveri ella dava denaro e offriva oggetti tolti dalla camera di Siegfried. Poichè egli non viveva più, molte migliaia di marchi furono dati per l'anima sua. Distribuì nel paese a conventi e buona gente molti beni e denaro. Ai poveri faceva dare argento e vesti. Mostrava così quanto gentile amore gli portasse.
     Al terzo mattino, all'ora della messa, l'ampio cimitero presso al duomo era pieno di persone della campagna, che piangevano. Essi gli rendevano omaggio, come si fa per gli amici più cari.


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