I NIBELUNGHI


Pagina 108
1-10- 20-30- 40-50- 60-70- 80-90- 100-110- 120-130- 140-150- 160-170- 180-190

[Indice]

     L'ardito Gernot disse:
     «Donna, voi piangete troppo a lungo la morte di Siegfried. Il re vi dimostrerà che non fu lui a colpirlo. Troppo vi udiamo lamentarvi per lui».
     Ella disse:
     «Nessuno lo incolpa. Lo fece la mano di Hagen. Io stessa gli rivelai dove era vulnerabile. Potevo imaginarlo che egli lo odiasse?», disse la nobile regina.
     «Non avrei mai tradito la sua bella persona! Io, sventurata, non perdonerò mai a chi l'ha fatto».
     Giselher, il leggiadro giovinetto, cominciò allora a piangere. Ella disse:
     «È un grande peccato il vostro. Gunther mi ha fatto una pena che non meritavo. La mia bocca gli dà il perdono; il mio cuore mai più».
     I suoi amici dissero:
     «Col tempo andrà meglio. Oh, potessimo rivederla lieta!».
     E la dolorosa disse:
     «Ebbene, farò come volete.. Voglio salutare il re».

     Quando egli lo seppe, si recò da lei coi suoi migliori amici. Ma Hagen non osò andarci; era troppo consapevole della sua colpa.
     Mai una riconciliazione non costò più lagrime. Ma ella mostrò di perdonare a tutti, meno a uno Hagen.
     Non molto tempo dopo fu fatto in modo che il tesoro dei Nibelunghi venne portato sul Reno. Era giusto che appartenesse a Crimilde; era il dono di nozze di Siegfried. Era un tesoro così ricco che a stento dodici carri poterono portarlo fuori della montagna.- Era tutto oro e gemme. Ma a Crimilde quel tesoro non importava nulla, anche se fosse stato mille volte maggiore. Se Siegfried fosse restato vivo, ella sarebbe rimasta con lui anche povera.
     Del tesoro Crimilde si servì a beneficare molta gente. Donava ai poveri e ai ricchi, tanto che Hagen cominciò a dire:


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]