I NIBELUNGHI


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     Ella pensava:
     «Poichè il re Attila ha tanti forti cavalieri, ai quali io comanderò, farò come voglio».
     Crimilde però mostrava ancora qualche scrupolo circa alla religione; ma Rüdiger la convinse che Attila era battezzato, e se era poi ritornato al Paganesimo ella potrebbe poi nuovamente convertirlo.
     I fratelli della regina unirono le loro preghiere a quelle del margravio, e la pregarono tanto che ella finì per acconsentire. Ella disse:
     «Dovrò dunque ascoltarvi, io, misera regina! Ebbene, sia pure, andrò presso gli Unni, se trovo qualche amico che mi accompagni».
     Disse il margravio:
     «Ho con me cinquecento uomini, che sono al vostro servizio qui e nel regno di Attila, io stesso sono con voi, in piena fedeltà. Tenete pronte le coperte dei vostri cavalli, e scegliete le donzelle che devono accompagnarvi; parecchi scelti cavalieri ci muoveranno incontro».

     Cominciano così i preparativi per il viaggio. Crimilde aveva ancora una buona parte del tesoro dei Nibelunghi, e voleva spartirlo fra gli uomini di Rüdiger. Seicento mule non sarebbero bastate a portarlo. Ciò venne agli orecchi di Hagen.
     Egli disse:
     «Crimilde non mi diverrà amica mai più. Dunque l'oro di Siegfried deve rimanere qui. Dovrei lasciare una tale ricchezza ai miei nemici? Io so bene ciò che Crimilde farà con questo tesoro. Ella se ne servirebbe contro di me, distribuendolo fra i suoi uomini. E poi non ha neppure abbastanza cavalli per portarlo via. Lo terrò io e lo si faccia sapere a Crimilde».
     Quando ella lo seppe ne provò una pena atroce. Ricorse anche ai re, ma inutilmente.


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