I NIBELUNGHI


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     Quando Rüdiger giunse a corte, i suoi compagni gli consigliarono di indagare bene le intenzioni di Gunther, per disporsi quindi a partire, il che pareva buono a ognuno.
     La strada del ritorno era molto lunga.
     Rüdiger fu condotto da Crimilde.
     Subito il cavaliere incominciò con insinuanti parole a pregarla di fargli note le sue intenzioni, che egli doveva recare nel paese degli Unni.
     Ma l'eroe non incontrò che un rifiuto.
     Ella non voleva più amare nessun uomo.
     Il margravio replicò:
     «Questo non sarebbe giusto. Perchè vorreste vedere deperire la vostra bella persona, mentre potreste con onore divenire la consorte di un eccellente cavaliere?».
     A nulla valsero le preghiere, finchè Rüdiger non ebbe parlato segretamente con la regina, dicendole che egli sperava di vendicarla dell'offesa patita.

     Allora la sua grande tristezza cessò un poco. Egli disse alla regina:
     «Non piangete più; se anche tra gli Unni non aveste che me solo, i miei fedeli amici e coloro che mi sono soggetti, vi giuro che la pagherebbe cara colui che vi avesse fatto del male».
     L'animo della donna si sollevò un poco.
     Ella disse:
     «Giuratemi allora, Rüdiger, che se qualcuno mi farà del male, voi sarete il primo a vendicarmi».
     E il margravio rispose:
     «Io sono pronto, signora».
     Allora Rüdiger giurò, coi suoi uomini, di servirla sempre fedelmente, e di non negarle mai nulla che riguardasse il suo onore nel paese di Attila.
     Rüdiger in fede le presentò la mano. Allora la fida di Siegfried pensò:
     «Se io riesco a guadagnare tanti amici sicuri, poco m'importa nella mia angoscia ciò che dirà la gente. Forse la morte del mio nobile sposo sarà vendicata».


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