I NIBELUNGHI


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     Allora gridò con tanta forza che tutti gli echi del fiume rimbombarono della sua voce possente.
     «Vieni a prendermi, sono Almerico; sono il vassallo di Gelfrat, che i nemici costrinsero a uscire dal paese».
     Gli presentò in cima alla sua spada alzata in aria il braccialetto, che era bello e di brillante oro rosso, affinchè lo passasse sulla terra di Gelfrat.
     Il superbo navalestro afferrò egli stesso il remo.
     Questo navalestro era pieno di cupidigia. La brama di ricchezza lo condusse a una cattiva fine.
     Egli pensava di guadagnare il rosso oro di Hagen, e ebbe dalla spada del cavaliere una spaventosa morte.
     Il navalestro venne con poderosi colpi alla riva. Quando non trovò colui che si era nominato, incominciò a andare in collera. Quando vide Hagen, disse all'eroe con feroce rabbia:

     «È possibile che il vostro nome sia Almerico. Ma voi non somigliate punto a colui che credevo di trovare qui, e che è mio fratello di padre e di madre. Ora che mi avete ingannato resterete su cotesta riva».
     «No certo, per l'onnipossente Iddio», disse Hagen. «Io sono un guerriero straniero e altri cavalieri sono affidati alle mie cure. Accettate dunque in buona amicizia la ricompensa che vi offro per passarmi all'altra sponda e ve ne sarò riconoscente»
     «No, ciò non può essere», ribattè il navalestro. «I miei signori hanno molti nemici, e per questo motivo non conduco nessuno straniero nel paese. Se vi preme la vita, scendete subito da questa barca sulla riva».
     «Non fate così, io ne sono molto triste», disse Hagen. «Accettate dalla mia mano questo braccialetto d'oro purissimo, e passate all'altra riva i nostri mille cavalli e mille uomini».


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