Disse Hagen:
«Io uccisi il navalestro stamattina. Ora la notizia si saprà. Ci conviene essere i primi a attaccare».
Gelfrat aveva avuto notizia della morte del navalestro, e anche il forte Else. Essi radunarono una schiera di più di settecento uomini, e inseguirono i Burgundi. Hagen di Tronje e Dankwart formavano la retroguardia. Presto si udirono risonare gli zoccoli dei loro cavalli.
E Hagen domandò:
«Chi è colui che ci insegue?».
E Gelfrat disse:
«Cerco colui che oggi uccise il mio navalestro».
Hagen di Tronje disse: «Sono io il colpevole. Non voleva traghettarci, per quanto gli offrissi oro e vesti, e mi minacciò col remo. Dovetti colpirlo».
«Lo sapevo», disse Gelfrat, «che l'insolenza di Hagen ci avrebbe portato sventura. Ora la pagherà con la vita».
Allora Gelfrat cominciò a combattere con Hagen, e Dankwart con Else. Anche quelli del seguito combatterono fra di loro. Un forte colpo di Gelfrat abbattè Hagen, che cadde giù di sella, ma presto si rialzò e chiamò in aiuto il fratello; Dankwart accorse e menò tale colpo contro Gelfrat che lo stese morto al suolo. Else voleva vendicarlo, ma egli stesso fu ferito e dovette prendere la fuga con tutta la sua schiera.
Disse Dankwart:
«Riprendiamo il nostro cammino e lasciamoli scappare. Siamo bagnati di sangue».
Disse Hagen:
«Eroi, vediamo chi dei nostri manca, chi abbiamo perduto nella zuffa». Ne mancavano quattro, ma i bavaresi avevano lasciato più di cento morti.
La chiara luce della luna spuntò fra le nubi.
Disse Hagen:
«Non riferite ai miei signori quello che è successo qui. Fino a domani non abbiano alcuna preoccupazione».
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