I NIBELUNGHI


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     Hagen ringraziò e disse:
     «Dio del cielo ve ne rimeriti, carissimo Volker. In ogni bisogno non desidero nessuno meglio di voi. Se non verrà la morte ve ne ricompenserò».
     Ciascuno di essi afferrò lo scudo, uscirono dalla casa e fecero guardia dinanzi alla porta. Volker appese il suo scudo alla parete della sala, e tornò indietro a prendere il suo violino, poi sedette sulla soglia della porta e cominciò a suonare. Le corde risuonavano per tutta la casa; sempre più dolcemente egli suonava, e cullò così nel sonno quegli che erano preoccupati.
     Allora Volker riprese il suo scudo, e ritornò a far la guardia dinanzi alla porta.
     Crimilde aveva detto ai suoi guerrieri:
     «Se li trovate, ricordatevi per amore di Dio, di non uccidere nessuno fuorchè lo sleale Hagen; gli altri non siano toccati».

     Il suonatore disse:
     «Vedete, amico Hagen, è bene che siamo attenti; vedo gente armata davanti alla casa».
     «Tacete», disse Hagen, «lasciateli avvicinare. Prima che si accorgano di noi, con le nostre spade spezzeremo i loro elmi e li rimanderemo malconci a Crimilde».
     Uno degli Unni si accorse presto che la casa era guardata e disse:
     «Non possiamo fare quel che avevamo pensato. Vedo il suonatore far la guardia alla porta. Porta sul capo un elmo lucente, e anche la sua corazza splende come fuoco. E accanto a lui sta Hagen. Gli ospiti sono sotto buona guardia».
     Allora si volsero per andare. E Volker, in grande collera, disse al suo compagno d'armi:
     «Lasciatemi andare da loro, voglio chiedere le novelle ai vassalli di Crimilde».


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