TRENTESIMA AVVENTURA
Come Hagen e Wolker montarono di sentinella.
Il giorno era trascorso e si avvicinava la notte. Gli stanchi guerrieri pensavano dove avrebbero potuto riposare, e Gunther chiese al re licenza di ritirarsi, e tutti gli ospiti si affollarono ai loro alloggiamenti.
Volker, l'ardito, disse agli Unni:
«Perchè ci camminate sui piedi? Se do a qualcuno un colpo di violino, la sua bella non avrà che da piangerlo. Levatevi dinanzi a noi che siamo cavalieri».
E Hagen si guardò intorno minaccioso e disse:
«Il suonatore vi dà un buon consiglio. Ritiratevi nei vostri alberghi, voi, uomini di Crimilde. Se avete delle intenzioni, rimandatele a domattina, e lasciateci riposare in pace, chè siamo stanchi».
I signori furono menati in un'ampia sala, disposta per la notte, con magnifici letti. Ma Crimilde pensava a far loro del male.
Si vedevano belle coperte di Arras, e coltri di seta araba, ornate di borchie d'oro. Altri letti erano coperti di ermellino e di zibellino, come nessun re poteva desiderare di meglio.
«Ahimè!», disse Giselher il fanciullo, «ahi! per gli amici che sono venuti con noi! Per quanto mia sorella ci abbia invitati benevolmente, io temo che per il suo odio avremo tutti la morte!».
Hagen disse:
«Non abbiate timore, stanotte io stesso starò di sentinella e vi custodirò sino al mattino; siate senza timore».
Gli si inchinarono tutti e gli resero grazie. Andarono ai loro letti e poco dopo gli eroi riposavano. Hagen allora incominciò a armarsi. Il suonatore Volker disse:
«Non disdegnate, Hagen, che anch'io faccia la guardia con voi sino a giorno».
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