I NIBELUNGHI


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     Un cavaliere unno cavalcava così maestosamente che Volker disse:
     «Non posso farne a meno, devo menargli un colpo».
     Ma Gunther replicò:
     «No, non tocca a noi incominciare; lasciate fare agli Unni, non andrà molto tempo».
     Ma Volker si accostò al cavaliere unno e lo passò parte a parte con la sua lancia. Allora la mischia divenne generale. Gli Unni volevano uccidere il suonatore; ma ecco Attila accorrere per sedare la contesa. Egli strappò l'arma di mano a un cugino dell'ucciso e disse:
     «Il suonatore è scivolato e la lancia è così penetrata nel petto del cavaliere; io l'ho veduto».
     Egli stesso accompagnò i suoi ospiti nella sala. Le mense furono preparate e si recò l'acqua. Ma Attila vedeva con collera che tutti si sedevano armati. E disse:
     «È una mala, creanza questa, ma nessuno faccia la minima offesa agli ospiti, lo dico a voi, Unni, o lo pagherete con la testa».

     Crimilde disse a Teoderico:
     «Oggi ho bisogno del tuo consiglio e aiuto».
     Ma Ildebrando le rispose:
     «Per tutti i tesori del mondo, non combatterò mai contro i Nibelunghi».
     Ella disse:
     «Si tratta soltanto di Hagen; egli ha ucciso il mio caro marito; chi lo separasse dagli altri avrebbe tutto il mio oro». Allora parlò Teoderico decisamente:
     «Lasciate questo discorso, regina; io non voglio combattere con quei prodi guerrieri. La vostra preghiera non vi fa onore, nobile regina; i vostri parenti sono venuti qui fidando nella grazia vostra. Siegfried non sarà vendicato per mano di Teoderico».
     Quando ella vide che Teoderico non avrebbe commesso slealtà, si volse al cognato Blödel e gli disse:


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