I NIBELUNGHI


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     «Io ve ne sconsiglio, perchè i vassalli di Attila avranno a piangere di più.
     «Se due o tre di voi saltano nella sala io li spedisco a pezzi giù per la scala».
     Iring disse:
     «E io lo proverò tuttavia».
     Iring fu armato, e anche si armarono Irnfried di Turingia e Hawart coi suoi uomini per soccorrere Iring. Volker, il suonatore, vide quindi un esercito venire contro di loro e ne fu molto adirato.
     «Vedete, amico Hagen», disse, «là venire Iring con un intero esercito, mentre promise di combattere solo con voi? Stan bene le menzogne agli eroi? Avrà con sè più di mille cavalieri».
     Iring allora si gettò ai piedi dei suoi amici, pregandoli che lo lasciassero combattere solo contro Hagen, il che fecero mal volentieri, perchè conoscevano troppo bene Hagen della Burgundia.

     I due eroi si incontrarono lancia contro lancia, e queste si spazzarono sugli scudi; allora afferrarono le spade. Ma quando Iring vide che Hagen era invincibile si lanciò contro Volker. Ma questo si difese abilmente. Allora Iring si provò con Gunther, poi con Gernot, e infine con Giselher.
     Questi gli disse:
     «Signore Iring, pagherete il prezzo di quelli che sono stati uccisi qui, prima di voi».
     Lo assalì e gli menò un colpo così terribile, che Iring si credette morto.
     Ma poi pensò:
     «Io vivo, non sono ferito», e pensò come sfuggire ai suoi nemici. Rapidamente corse fuori della casa, dove trovò Hagen, e gli inflisse forti colpi con la sua robusta mano.
     Hagen pensava:
     «Tu sarai morto, se il diavolo non ti aiuta».
     Ma Iring lo colpì sull'elmo con la sua buona spada. Quando Hagen si accorse di essere ferito, la spada si levò potente nella sua mano, e Iring dovette indietreggiare; Hagen lo inseguì giù per la scala, e Iring si coprì il capo con lo scudo, e Hagen gli fu sempre addosso, e non gli lasciò tirare nemmeno un colpo.


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