Uno degli Unni, a cui un cugino era caduto nel sangue, credette che Volker dicesse sul serio, andò per prenderlo, ma il suonatore gli tirò un colpo mortale. Allora gli altri tutti fuggirono, maledicendo il suonatore.
Ma davanti alla casa erano affollati più di mille. E Volker e Hagen parlarono insolentemente al re degli Unni:
«Sarebbe bene che i principi lottassero fra di loro, come fanno i miei signori».
E tosto re Attila afferrò il proprio scudo. Ma il feroce Hagen lo dileggiò:
«Attila e Siegfried divennero stretti parenti, poichè Siegfried amò Crimilde prima che ella ti vedesse. Vile re Attila, perchè parlasti contro di me?».
Allora la regina Crimilde fu oltremodo adirata che egli la insultasse così dinanzi agli uomini di Attila, e disse:
«Chi mi portasse qui il capo di Hagen di Tronje, gli darei tanto oro quanto ne può contenere lo scudo di Attila, e anche castelli e paesi».
Volker frattanto si burlava degli Unni, che se ne stavano là inerti, e dello stesso re, che piangeva tanti suoi prodi caduti. Il suonatore diceva:
«Vedo qui piangere tanti guerrieri, invece di soccorrere il re nel suo bisogno; eppure chi sa da quanto tempo mangiano qui con vergogna il suo pane».
E i migliori fra essi dicevano:
«È vero quello che Volker dice».
Ma il margravio Iring, di Danimarca, lo sentiva più di tutti, e tra poco dimostrò la sincerità dei suoi sentimenti.
TRENTACINQUESIMA AVVENTURA
Come Iring fu ucciso.
Il margravio Iring di Danimarca gridò:
«Portatemi l'armatura; voglio provarmi con Hagen».
E Hagen gli disse:
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