Wolfhart voleva gettarsi su di lui, ma Ildebrando, che era suo zio, lo trattenne, dicendogli:
«Tu vuoi infuriare nella tua stupida rabbia, e vuoi farci perdere la grazia del mio signore».
«Lasciate libero il leone», disse Volker con scherno, «ma se mi viene troppo vicino lo accoppo, che non possa più pronunciare parola».
Allora Wolfhart si gettò su di lui, e tutta la sua schiera lo seguì.
E la mischia cominciò. Hagen si lanciò contro Ildebrando, Wolfhart contro Volker, Gunther tenne testa contro gli Amelunghi, Giselher fece arrossare di sangue molti lucidi elmi. Dankwart, il fratello di Hagen, faceva prodigi di valore. Molti cadevano morti. Siegstab, il duca, nipote di Teoderico, fu ucciso da Volker, e Ildebrando allora, per vendicarlo, assalì Volker e lo stese morto. Fiumi di sangue scorrevano dagli elmi. Giselher si battè con Wolfhart, e perirono entrambi.
Hagen pensava a Volker, il fedele suonatore, ucciso da Ildebrando, e era assetato di vendetta. Disse a Ildebrando:
«Ora mi pagherete il dolore che mi avete dato».
E lo assalì. Si udiva rintronare Balmung, la spada che Hagen aveva tolto a Siegfried dopo averlo ucciso. Ma il vecchio Ildebrando si difendeva bene.
Dopo una terribile lotta nella quale Ildebrando fu ferito, questi riuscì a fuggire tutto insanguinato, per portare le tristi nuove a Teoderico. Altri non erano sopravvissuti fuorchè Gunther e Hagen.
Ildebrando trovò il principe a sedere, molto triste, aspettando le notizie. Quando vide Ildebrando con la corazza rossa di sangue, domandò:
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