Federico Adamoli
LA CHIESA PERDUTA
(La vicenda della Chiesa di S. Matteo di Teramo)


Pagina 37
1-5- 10-15- 20-25- 30-35- 40-45- 50-55- 60-65- 70-72-

[Indice]

     A ragione delle ripetute minacce di demolizione, sulla chiesa sembra essere gravata per quasi due secoli la maledizione del tragico crollo del tetto, che nel 1745 travolse trenta monache riunite in preghiera, uccidendone quindici.
     Certamente il destino della chiesa nel suo momento più critico si è incrociato con i difficili anni della guerra e la conseguente penuria finanziaria, che avrebbe reso più arduo percorrere la strada di un risanamento definitivo. E' lecito chiedersi però quanto il precario stato di conservazione nel quale versava l'edificio è da ritenersi l'autentica ragione del suo abbattimento e quanto invece questa fatiscenza abbia avuto un carattere puramente strumentale, per perseguire gli espliciti intenti di sistemazione estetica del Corso San Giorgio. La domanda sorge anche dai contenuti dell'ordinanza di abbattimento del 25 ottobre 1940, nella quale da una parte si dichiarava l'irrecuperabilità della struttura, ma dall'altra si aggiungeva che in fin dei conti le opere per un consolidamento definitivo sarebbero state «molto costose ed inadeguate al valore ed importanza dell'edificio»; quindi si finiva con l'ammettere che questo risanamento era possibile.


     Il Comune di Teramo perseguì sino alle estreme conseguenze le ragioni dell'indifferibile necessità di demolire la chiesa per tutelare la pubblica incolumità, e fu sordo agli inviti a soprassedere provenienti dagli ambienti ecclesiastici, anzi conducendo una vera e propria prova di forza, poiché ribadì senz'altro come legittima la propria decisione, sulla quale il Vaticano non aveva alcun diritto di interferire. Lo stesso Comune giunse a negare pubblicamente qualsiasi rilevanza storica ed artistica all'edificio (30), "declassando" addirittura la chiesa a semplice oratorio (31). Venne a mancare la concordanza di vedute tra autorità pubbliche ed ecclesiastiche, che doveva costituire invece un aspetto essenziale per condurre nella legalità e alla luce del sole la procedura di demolizione, che prevedeva espressamente il formale impegno a ricostruire. Impegno che invece andava chiaramente a scontrarsi con le disposizioni della legge emanata all'indomani della dichiarazione di guerra, che a causa dell'impegno bellico imponeva esigenze di ristrettezze finanziarie e rendeva di fatto impraticabile qualsiasi promessa, che invece il Comune non mancò di confermare ripetutamente.

(30) Nella citata relazione "Oratorio di S. Matteo" il Comune espone le argomentazioni che dimostrerebbero l'assenza di valore artistico e storico della chiesa: «Questo Comune non ha mai conosciuto un documento, nè ha avuto mai cognizione di concreti fatti storici, di provata e conclamata importanza, da attribuire alla Chiesa di S. Matteo valore storico. Chè, come è pacifico ed è stato autorevolmente affermato e definito, non basta che un bene sia di data remota, per assumere pregio storico, perché la semplice vetustà non dà valore storico. (...) Nessun rilevante valore artistico è stato mai conosciuto, come risultante, non da sommari e generici cenni di pregi, ma da esauriente motivazione della causale artistica, che inducesse a far ritenere l'edificio della Chiesa di rilevante interesse culturale, perché per il valore artistico è necessario si abbia la prova sicura del reale interesse artistico, che gli organi competenti attribuiscano alla cosa, di che si tratta. (...) Nè la coscienza pubblica, ed in particolare quella della popolazione teramana, nè, il che è notevole, tutti gli scrittori di vicende teramane (e sono documenti di rilievo), nei secoli, dal Palma al Muzi al Campana, al Savini, risulta abbiano mai conferito importanza artistica o storica alla Chiesa di S. Matteo. Nessuna menzione nelle loro opere accurate, a rilevare qualche pregio siffatto in essa. (...) Dell'arte nella Chiesa di S. Matteo di Teramo, di pregi artistici di essa nei secoli, nessuna storia generale o dell'arte, nessuna storia locale e particolare, nessuna monografia in materia, alcuna narrazione, neppure un foglio di spunti cronici locali, hanno mai data notizia qualsiasi fin'oggi. Silenzio completo assoluto. (...) E i pregi istessi non li hanno sentiti e ravvisati, si è cennato, non dicesi i lontani, ma neppure i cittadini di Teramo, dai colti o versati a quelli degli strati comuni della popolazione. I cittadini di Teramo considerarono la Chiesa di S. Matteo quella che è sempre stata: il tempio della Città senza alcun motivo di speciale raccoglimento religioso, di attrazione particolare, edificio di Culto, ma privo di alcuna caratteristica di rilievo, edificio di Culto, ma riservato al servizio dell'Ente proprietario, il Comune, o delle istituzioni, cui era concesso dal Comune per lo svolgimento dei compiti nel fabbricato annesso».

(31) Lo stesso Vicario Generale Muzj precisò nel 1934 che la chiesa fu adibita anche ad oratorio del convitto, ma senza il pregiudizio dei diritti parrocchiali, poiché questa era sempre rimasta aperta al culto ed il parroco vi aveva sempre eseguito le funzioni religiose; secondo le disposizioni del diritto canonico aveva quindi la precisa destinazione di succursale della parrocchia del Duomo per il quartiere di San Giorgio.


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]

Home Page Abruzzo in Mostra