I NIBELUNGHI


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     La Canzone dei Nibelunghi si divide in due parti: La morte di Siegfried e La vendetta di Crimilde.
     Il vocabolo «Nibelunghi» significa «i figliuoli del paese della nebbia», il paese dell'antico mito. E alcuni vogliono riconoscere altri elementi mitici in questa epopea; Siegfried è forse l'antico Figlio del Sole, Frery; Dietrich forse la trasformazione del dio Thor, il dio del tuono.
     Di manoscritti di questa canzone ne possediamo una trentina, dei quali solo dieci completi.
     Qualche dotto tedesco (Holtzmann, Bartsch, Zarncke) esprime l'opinione che l'autore della Canzone dei Nibelunghi sia uno solo, forse il cavaliere di Kürenberg; ma i più credono che non si possa parlare di un solo autore; tutt'al più vi sarà stato un compilatore, che seppe scegliere e ordinare la vasta materia delle saghe epiche.

     Nella prima parte del poema le figure di Crimilde e di Siegfried campeggiano grandi per il loro fresco giovane amore.
     Nella Burgundia, nel vecchio costello reale, in Worms, sul Reno, vive una nobile figlia di re, piena di amabilità e di grazia; il re suo padre è morto da tempo.
     Sogni lievi, presentimenti strani aleggiano intorno al capo pensoso della bella Crimilde, nel ritiro tacito, nel quale ella, secondo il costume del tempo, trascorre la fanciullezza e l'adolescenza. Sogna che ella alleva un bel falco, ma due aquile si precipitano addosso a lui e lo sbranano, dinanzi ai suoi occhi. Quando si sveglia, narra, commossa, alla madre il sogno.
     La madre Ute così interpreta il sogno: «Il falco è l'uomo nobile al quale sarai destinata in avvenire; Dio lo aiuti, perchè tu non abbia a perderlo troppo presto!».


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