I NIBELUNGHI


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     «Mi meraviglia molto», disse, «perchè vi abbia abbandonato il lieto umore di prima».
     E Gunther, il leggiadro guerriero, gli rispose:
     «Non posso dire a tutti la pena che devo portare segreta nel mio cuore; la dirò soltanto a amici fedeli».
     Siegfried impallidì e poi arrossì. Disse al re:
     «Che cosa vi manca? Io vi aiuterò a liberarvi della pena che avete. Se cercate amici, io sarò uno di quelli, e lo prometto; sul mio onore, sino alla morte».
     «Dio ve ne premii, signore Siegfried, il discorso mi par buono. E se anche la vostra forza e il valore non mi potessero aiutare, mi rallegra la notizia della vostra simpatia per me. Se vivrò, saprò ricompensarvene col tempo.
     «Vi dirò quello che mi affligge. I miei nemici mi mandarono dei messi per avvertirmi che avrebbero invaso il paese. Ciò non è mai avvenuto finora».

     «Non affliggetevi di ciò», disse Siegfried, «calmate i vostri spiriti, e accettate il mio consiglio. Lasciate ch'io conquisti per voi onore e vantaggio, e chiamate i vostri guerrieri in aiuto.
     «E se i vostri nemici avessero pur trentamila alleati io li vincerei, anche soltanto con mille; fidatevi di me».
     Re Gunther disse:
     «Te ne sarò sempre grato».
     «Ordinate dunque ai vostri cavalieri di radunarmi mille uomini, perchè io dei miei non ne ho qui che dodici; e io difenderò il vostro paese. La mano di Siegfried vi servirà sempre fedelmente. Anche Hagen, Ortwein, Dankwart e Sindold, i tuoi cari guerrieri, ci daranno una mano. Anche Volker, l'ardito uomo, cavalcherà con noi; egli porterà lo stendardo; non ce n'è un altro migliore di lui.


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