I NIBELUNGHI


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     conducendo con noi soltanto due guerrieri»,
     che vi nominerò, non più di due, in tal guisa
     la superba regina potrà forse esser conquisa.

     «Io sarò tuo compagno, Hagen sarà il secondo, e Dankwart, l'uomo arditissimo, sarà il quarto con noi. Nemmeno mille uomini ci potrebbero vincere».
     «Vorrei però sapere», disse il re, «prima di intraprendere questa spedizione, quali abiti porteremo alla presenza di Brunilde, che siano i più convenienti. Dimmelo tu, Siegfried».
     «Le vesti migliori che si possano trovare devono essere sempre portate nel paese di Brunilde. Bisogna dunque che indossiamo ricchi abiti dinanzi alle dame, perchè non abbiamo a vergognarci quando si parlerà di noi».
     E il buon guerriero allora:

     «Dunque andrò da mia madre,
     perchè comandi tosto alle ancelle leggiadre

     di prepararci vesti, ricche e belle cotanto
     da meritarci nel paese di Brunilde gran vanto».

     Hagen di Tronje disse con piglio signorile

     «Perchè dar tai faccende a la madre? È gentile,
     è di tai cose esperta pur la vostra sorella.
     Ella saprà approntarci la veste più ricca e bella!».

     Allora il re mandò alla sorella, che egli desiderava vederla e con lui anche il guerriero Siegfried. Prima che essi giungessero la bellissima donzella si era abbigliata riccamente. Certo la venuta dei capi non le faceva dispiacere.
     Il suo seguito era pure vestito come si conveniva. I due principi si avanzarono. Allora ella si alzò dal suo seggio, e andò incontro al nobile straniero e al proprio fratello.
     «Benvenuto il fratello mio e il suo compagno. Ora vorrei sapere», disse la giovinetta, «che cosa vi occorre, o signori, poichè venite a corte? Ditemi, nobili cavalieri, di che si tratta?».


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