I NIBELUNGHI


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     Allora Siegfried cominciò a spiegargli gli usi di quel paese.
     «È costume in questo, castello, devo avvertirvene, che nessuno degli ospiti porti armi. Lasciate dunque prendere le vostre. Tutto andrà bene così».
     Hagen, il vassallo di Gunther, seguì malvolentieri questo consiglio.
     Fu offerto eccellente vino agli eroi, e ogni cosa che potessero desiderare.
     Si vedevano da ogni parte guerrieri valorosi, vestiti come principi dirigersi verso il castello. E tutti guardavano gli arditi eroi.
     Fu annunziato a Brunilde che guerrieri di stranieri paesi, riccamente vestiti, erano arrivati per mare. E la fanciulla leggiadra e buona cominciò a informarsi.
     La regina disse:
     «Mi si porti la mia armatura, e, se il forte Siegfried è venuto nel mio paese per amor mio, gli costerà la vita. Io non lo temo al punto di divenire sua moglie».

     Brunilde fu prestamente armata. Molte graziose fanciulle si misero al suo seguito, cento e più, e tutte riccamente adornate. Vennero con lei a vedere gli ospiti parecchie nobili donne. Con loro andavano i guerrieri dell'Islanda, i cavalieri di Brunilde, con la spada in pugno cinquecento e più, e ciò spiacque agli ospiti. Subito si alzarono dai loro seggi, pronti a tutto, gli arditi eroi.
     Quando la regina vide Siegfried, parlò cortesemente al suo ospite:
     «Benvenuto, Siegfried, in questo paese. Che scopo ha il vostro viaggio? Vi prego di farmelo noto».
     «Molte gravie vi siano porte, dama Brunilde, che vi siete degnata di salutarmi, o soave figlia di principi, prima di questo nobile cavaliere che sta qui, dinanzi a me. Egli è il mio signore, devo rinunziare all'onore che mi fate.


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