Ma gli ospiti erano rimasti pensierosi per la sua superbia; specialmente Dankwart e Hagen erano preoccupati per il loro signore e dicevano:
«Questo viaggio non sarà buono per noi».
Frattanto Siegfried andò segretamente alla nave, dove aveva nascosto il cappuccio magico, se ne ricoprì e rimase invisibile.
Tornò indietro in mezzo ai cavalieri, dove la regina si accingeva ai suoi giochi, e nessuno lo vedeva. I cavalieri facevano circolo intorno. Erano settecento uomini che portavano armi e dovevano giudicare lealmente chi vincerebbe.
Venne la regina armata di tutto punto, ma aveva pure sulla seta molti ornamenti d'oro e il suo roseo viso splendeva di grazia. Vennero i suoi servi e portarono lo scudo d'oro grande, largo, con finimenti d'acciaio, e fu deposto sopra un tessuto di gemme color d'erba, che scintillavano sull'oro. Doveva essere ben coraggioso chi osava pretendere a questa regina.
Era grosso tre spanne lo scudo, ricco d'oro e d'acciaio, e il servo lo portò con grande fatica.
Quando Hagen lo vide, ne provò assai dispetto e disse:
«Ebbene, re Gunther? Qui si rischia la vita; quella che amate è una donna diabolica».
Udite ora come era vestita: aveva una gonna stemmata, di seta, nobile e preziosa, sulla quale splendevano gemme.
Le fu poi recato uno spiedo largo e forte, acuto e pesante, che tagliava dai due lati.
Udite ciò che si diceva dello spiedo: cento libbre di ferro vi erano state impiegate. Tre uomini lo portarono a fatica. Gunther lo contemplava pensieroso. Diceva tra sè:
«Che succederà? Il demonio dell'inferno non si difenderebbe da lei. Se potessi tornarmene salvo sul Reno, potrebbe aspettare un pezzo qui il mio amore».
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