Il marito di Crimilde lo colpì con la spada: ciò che un altro non avrebbe fatto così facilmente. Quando l'animale fu ucciso si riprese il cane. A tutti i Burgundi fu nota la ricca preda. E i suoi cacciatori dissero:
«Se la cosa è possibile, signore Siegfried, risparmiamo oggi il resto della selvaggina. Voi volete vuotarci la montagna e la foresta».
Il guerriero valoroso sorrise.
Da tutte le parti si udiva rumore e fracasso. Era tale il frastuono di gente e di cani, che ne echeggiavano la montagna e la foresta. I cacciatori avevano sguinzagliato ventiquattro mute.
Molta selvaggina fu colpita a morte. Essi credevano di meritare il premio della caccia, ma non fu possibile, quando giunse il forte Siegfried al bivacco.
La caccia era finita, ma non interamente. La schiera dei cacciatori portò al bivacco le pelli di molti animali e abbondante selvaggina. Oh, quanta ne portò alla cucina la servitù del re!
Allora il re fece sapere ai nobili cacciatori che voleva far colazione. Fu suonato fortemente una volta il corno, per indicare così che il nobile principe si trovava ora negli alberghi. Un cacciatore di Siegfried disse:
«Con un suono di corno, signore, ci viene indicato che dobbiamo recarci tutti agli alberghi. Risponderò che va bene».
Col suono del corno i compagni si corrisposero lungamente.
Disse il nobile Siegfried:
«Lasciamo ora la foresta».
Il suo cavallo lo portò, gli altri lo seguivano. Ma il suono del corno fece levare una terribile belva, un orso selvaggio: il guerriero allora parlò dietro a sè:
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