I NIBELUNGHI


Pagina 92
1-10- 20-30- 40-50- 60-70- 80-90- 100-110- 120-130- 140-150- 160-170- 180-190

[Indice]

     e a fuggir prestamente si diede il traditore.
     In vita sua così mai non era fuggito.
     Appena Siegfried, l'eroe, comprese che era ferito,

     balzò in piedi, ruggendo. Tra le spalle sporgeva
     il legno de lo spiedo. L'eroe trovar credeva
     la sua spada o il suo arco. Se l'avesse trovato,
     Hagen avrebbe ricevuto il premio meritato.

     Non trovando la spada, lo scudo gli restava.
     Lo tolse prestamente dal fonte dove stava.
     Inseguì Hagen, presto lo raggiunse, e sfuggire
     l'amico di re Gunther non potè a le giuste ire.

     E con lo scudo allora, pure ferito a morte,
     sul traditore, Siegfried, menò un colpo sì forte
     che le gemme staccate volaron via, e spezzarsi
     parve lo scudo. L'eroe voleva vendicarsi.

     Il traditore cadde da la sua man colpito;
     se l'altro avea la spada, Hagen era finito.

     Dei colpi risuonavano la foresta e la valle,
     sì terribile era l'ira del colpito a le spalle.

     Ma il suo viso si copre di un pallore mortale.
     Egli sente le forze mancargli e già l'assale
     languor di morte, gelo sente di morte; ahi, quanto
     sarà presto da belle donne il nobile eroe pianto!

     Lo sposo di Crimilde cadde tra i fiori. Usciva
     a fiotti a fiotti il sangue da la ferita viva.
     Allora, ne l'angoscia del suo cuore, il colpito
     prese a ingiuriar coloro che l'avevano tradito.

     Diceva il moribondo: «O falsi traditori!
     Così mi ripagate i servigi, i favori?
     Sempre vi fui fedele, e voi morte mi date.
     Gli amici affezionati assai male voi trattate.

     «Ma biasimo cadrà su quei che nasceranno
     di voi, da questo giorno, pel vostro atroce inganno.
     Dal numero dei buoni cavalier voi ancora


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]