I NIBELUNGHI


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     Lo fece deporre segretamente dinanzi alla sua porta, perchè ella ve lo trovasse prima dell'alba, quando ella uscirebbe per andare alla messa, a cui raramente mancava.
     Quando suonarono le campane del duomo, la bella Crimilde svegliò le sue donne e si fece portare un lume e le vesti. Giunse allora un cameriere che vide Siegfried disteso per terra.
     Lo vide rosso di sangue; le vesti ne erano inzuppate. Ma non sapeva ancora che fosse il suo signore. Portò nella camera il lume che teneva in mano; allora Crimilde stava per conoscere la spaventosa verità.
     Quando ella si mosse per recarsi alla chiesa con le sue donne, il cameriere le disse:
     «Signora, fermatevi un momento. È là disteso dinanzi alla porta un cavaliere morto».
     «Ahimè!», disse Crimilde, «che notizia mi dai tu?».

     Prima di aver veduto che fosse suo marito, ella cominciò a pensare alla domanda di Hagen, come potesse proteggere Siegfried, e presentì la sua sventura. Con quella morte, ella rinunciava per sempre a ogni gioia.
     Allora cadde a terra, non disse una parola. Là rimase distesa la sventurata. Il dolore di Crimilde fu grande e terribile; quando rinvenne, urlò così forte che le stanze ne risonavano.
     Qualcuno del suo seguito disse:
     «Forse è un estraneo».
     Il sangue le uscì di bocca dalla pena del cuore.
     «No, egli è Siegfried, il mio amato marito. Brunilde l'ha consigliato e Hagen l'ha fatto».
     Si fece condurre dove giaceva l'eroe. Con le sue bianche mani ella sollevò la bella testa di lui. Per quanto fosse rossa di sangue, lo riconobbe subito. Là giaceva, per grande sventura, l'eroe del Niederland.


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